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Colonna vertebrale: l’altra faccia dell’io

La colonna vertebrale è la parte di noi che non vediamo: è la zona del corpo che possiamo definire l’altra parte dell’io.  Nella vita quotidiana la parte visibile dell’io è quella frontale. E noi ci identifichiamo in questa parte anteriore, che in un certo senso forma il nostro “io”. Nella parte posteriore mettiamo ciò che non vogliamo vedere, sovente senza elaborare le esperienze negative che vogliamo solo nascondere. Possiamo dire che essa diventa la “parte fisica” del nostro inconscio e che contribuisce a determinare inconsapevolmente la nostra vita senza che se ne abbia coscienza.  Agiamo e reagiamo in base a quanto abbiamo accumulato (samskara si dice nella filosofia indiana).

Nella vita quotidiana, ordinaria,  la parte cosciente e visibile è quella frontale e la tendenza generale  degli esseri umani è identificarsi totalmente con questa parte anteriore, che forma il nostro “io” cosciente. Il nome e la forma creano un ego con la profonda convinzione di essere un’entità separata dal tutto soprattutto dal nostro nucleo vitale, dalla nostra vera natura

In psicologia riguarda le esperienze negative o dolorose che non siamo in grado di elaborare e che in qualche modo “vogliamo nascondere”. Simbolicamente  possiamo dire che la colonna rappresenta la “parte fisica” del nostro inconscio e che, come sappiamo, contribuisce a condizionare e a determinare profondamente la nostra vita.

Per incontrare la nostra interezza, la nostra reale unità, comprendere noi stessi e gli altri, impariamo ad ascoltarci,  a “vedere” la nostra parte nascosta, conoscere il nostro nucleo profondo, il nostro Sè, la nostra vera natura. Lo yoga ci aiuta a fare questo percorso, sviluppando una visione ed un’attenzione totale, silenziosa e vasta  

Sul piano della pratica yoga, lavorare sulla schiena permette allora di relazionarci con “l’altra parte del nostro io”.

Se con gli occhi fissiamo un punto preciso creeremo un focus preciso ma noteremo una certa rigidità del viso, inevitabilmente la vista diviene il senso predominante e il raggio della visione è limitato; ma se osserviamo con gli angoli più esterni degli occhi, come se arrivassero alle orecchie, il viso si ammorbidisce, come in un sorriso, siamo più rilassati, la percezione si espande, quasi istintivamente coinvolgiamo gli altri sensi,  ciò che non possiamo vedere con l’ occhio fisico, lo captiamo e “vediamo” dentro di noi con gli occhi silenziosi del cuore”.

 

La prima struttura che si forma nell’embrione è la colonna vertebrale: vero e proprio asse portante della nostra struttura, da cui si dirama tutto il resto del tronco fino agli arti. Il passaggio da “quattro zampe” a “due piedi” ha comportato, non solo sul piano fisico, una rivoluzione, e che ancora oggi crea scompensi di assetto strutturale soprattutto nei momenti di rapido sviluppo. Le scogliosi si evidenziano nel passaggio alla pubertà quando muscolatura e struttura ossea crescono con tempi differenti: ecco che in pochi mesi, la colonna vertebrale che disegna un armonica alternanza tra cifosi e lordosi, subisce torso-flessioni che determineranno cambiamenti di equilibri e modalità respiratorie che rischiamo di mantenere per il resto della vita.

I grandi maestri affermano che la colonna può essere paragonata ad uno strumento musicale e che attraverso la pratica yoga accordiamo il nostro corpo affinché il suono della salute e dell’armonia, dell’equilibrio e della gioia, possa scorrere nella nostra vita.  La buona notizia è che siamo in continua evoluzione e quindi con la pratica modifichiamo l’atteggiamento fisico e psichico. Il grande valore dello yoga è proprio questo: con lo studio dei testi e l’aderenza ai principi etici produciamo effetti psico-somatici, con il lavoro sottile e preciso attraverso gli asana e il pranayama  otteniamo  effetti psicofisici riequilibranti, concentrazione e meditazione ci conducono alla consapevolezza della nostra essenza profonda. Con gli asana e l’onda del respiro creiamo allineamenti e allungamenti progressivi il cui effetto è rilassare e rinforzare la muscolatura in modo da scaricare il peso sopportato dalle vertebre con una postura errata, verso la terra . Come dice Vanda Scaravelli:

la forza di gravità sotto i nostri piedi rende possibile l’estensione della parte superiore della colonna e questa estensione ci consente di liberare la tensione tra le vertebre. La gravità è come un magnete che ci attiva verso la terra, ma questa attrazione non si limita a tirarci verso il basso, ci consente anche di allungarsi nella direzione opposta, verso la terra. La nostra pratica yoga diventa la connessione, attraverso di noi, “tra la Terra e il Cielo”.

 

Un punto  importante della pratica quotidiana è l’attenzione posta al muscolo Psoas, detto anche Ileopsoas, considerato il muscolo dell’anima. Come sostiene la psicoterapeuta Liz Koch questo muscolo è il nucleo più profondo del nostro corpo, mantenerlo sano e forte ha effetti benefici sia a livello fisico sia a livello psichico. Esso incarna il nostro desiderio di sopravvivenza e la nostra volontà di prosperare: è grazie al collegamento fra la colonna vertebrale, in cui origina, e le gambe, in cui termina, che siamo arrivati alla postura eretta su due piedi. Lo psoas è inserito  nel diaframma, il muscolo della respirazione e quando impariamo a respirare correttamente e profondamente possiamo rallentare e calmare il respiro, il quale porta quiete in tutto il nostro corpo-mente. Ansia e paura spesso si manifestano con una respirazione accelerata; se diaframma e psoas funzionano bene e se impariamo ad essere consapevoli della loro esistenza e localizzazione, possiamo imparare a sfruttarli efficacemente per il nostro benessere.