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“Il respiro: un ponte fra corpo e mente” di Rosa Porasso

 “L’anima è il magico soffio vitale”

(Jung)

Bisogna imparare a tenere con delicatezza e pazienza e tempo le proprie ossa, come una volta ci teneva tra le braccia nostra madre”.

(Marion Milner)

Inizio con questo piccolo scritto la mia collaborazione al sito, collaborazione che nasce dall’intersecarsi, in forme a volte armoniche, a volte conflittuali, del mio lavoro di analista e della mia pratica yoga e dall’interrogarmi su quale rapporto fecondo possa esserci fra corpo e mente, fra analisi e yoga. Ho scelto di parlare di respiro, in questo e in alcuni degli interventi che via via si dipaneranno, perché penso che il respiro sia il vero trait d’union fra il corpo e la mente.


Nel lavoro analitico propedeutico a ogni scoperta è avviare un processo di attenzione/concentrazione/immaginazione. Attenzione per sporgersi a guardare il nostro interno, concentrazione per entrare in contatto con ciò che vediamo, immaginazione per poter “giocare” (nel senso serio con cui giocano i bambini) e trasformare ciò che emerge. All’interno di questo processo entra in campo il respiro come facilitatore dell’attenzione. Attraverso l’immersione nel corpo si abbandona il pensiero razionale, si entra in contatto con le proprie radici sensoriali e si crea un tipo di vuoto benefico per lo sviluppo del sentimento di sé e per l’apertura dello spazio dell’immaginazione e della rêverie. Il corpo diventa una cornice che delimita uno spazio nel quale possa emergere qualcosa di nuovo. C’è un collegamento fra lo sviluppo della facoltà di osservazione interiore e lo sviluppo della consapevolezza corporea. Marion Milner, psicoanalista che ha molto lavorato sull’attenzione corporea come facilitatrice alla creazione di una mente auto osservante e auto accudente, scrive:

“È sicuramente la consapevolezza interna del proprio corpo a sostituire, a un certo punto, il ruοlο della madre esterna, non soltanto nel senso che si impara a fare da sé quegli atti esterni inerenti alle cure del proprio corpo, una volta eseguiti dalla madre, ma anche nel senso di plasmare una specie di sfera psichica o di nuovo utero servendosi della propria immagine corporea, e di sentirlo come l’unico luogo sicuro da abitare e dal quale sporgere le antenne verso il mondo”.

 Una paziente, dopo una seduta dove si è lavorato col respiro, sogna:

“tornavo a lavorare a…., la stanza dove stavano gli operatori era stata aperta e c’era un’unica stanza grande dove dormivano i pazienti, messa molto bene, bei colori, bei mobili”.

La stanza interna terapeutica è cambiata, ha bei colori, bei mobili; il respiro ha portato vita, nel corpo e nella mente di questa persona.

D’altronde se esaminiamo in varie lingue le parole che hanno attinenza con la respirazione, si trova innanzitutto che “respirare” è sinonimo di “vivere”. In latino respiro è reso col termine “anima” che significa “ciò che alita, soffia, spira”. Animale è chi è dotato di respiro. Per i greci il respiro è la diretta emanazione della psiche. In ebraico ruah, respiro significa vento e, in senso più esteso, indica un qualcosa che si muove e che a sua volta ha la forza di mettere in movimento, una forza imprevedibile. Forza molto simile all’ispirazione che sostanzia la creazione, solo una enne la differenzia dall’inspirazione.

Nei miti la comparsa del mondo viene spesso rimandata allo spirito o al soffio vitale. Nella cultura indiana troviamo il mito di Maharishnu che crea il mondo ad ogni espirazione e lo riassorbe con l’inspirazione successiva. Attraverso il respiro il mondo della materia e quello dello spirito vengono in contatto. Attraverso il soffio divino Adamo non acquisisce solo la possibilità di movimento del suo corpo, ma anche il principio del divenire della sua mente.

 Continua…


Chi è Rosa Porasso?

Psicoanalista di formazione junghiana, arte terapeuta, psicodrammatista, praticante di yoga. Il mio lavoro di oltre trent’anni, si è sempre mosso intorno al tema dell’attivazione di creatività nella psiche, per ri-creare e, nei casi peggiori, creare per la prima volta, la possibilità di una mente auto- curante. Per raggiungere quest’obbiettivo uso l’immaginazione attiva di matrice junghiana, l’arte e le tecniche di rilassamento yoga.