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Yoga – la pratica della gentilezza

Negli ultimi anni invito i miei allievi a praticare con un’attitudine particolare di gentilezza, suggerendo di non forzare, di non spingere, e attraverso l’attenzione al respiro entrare nel momento presente, liberi dal peso del successo e dell’insuccesso. La gentilezza ci permette di essere aperti e vivere con occhi nuovi ed innocenti l’esperienza del “qui ed ora” così com’è.

In particolare poniamo l’attenzione alla colonna vertebrale, in quanto grazie alla gentilezza ci apriamo all’ascolto del respiro proprio nella colonna vertebrale e pian piano sentiamo una nuova vitalità percorrere tutto il nostro corpo proprio al centro di esso. Assecondando la legge della natura e del movimento, lasciando ogni aspettativa sul risultato finale, praticando con un’attitudine di libertà e apertura, esploriamo il legame inscindibile tra respiro, forza di gravità e anatomia del corpo.

Nel rispetto della tradizione Yoga praticando gli asana (posizioni), osserviamo e ascoltiamo il nostro corpo con gentilezza, attenzione e curiosità, aprendoci al nuovo così com’è in questo momento, senza giudizio, con freschezza e genuinità, attingendo al movimento naturale e al suo potenziale sviluppo. Il nostro corpo e il nostro cuore diventano sensibili al profumo della grazia e della vita. Nella pratica degli asana “facciamo amicizia” anche con la terra che ci sostiene. Fermarsi è un meraviglioso modo per rilassare la mente, lasciar andare le tensioni dal corpo, permettendo alla terra di sostenerci. Attraverso il contatto con la terra scopriamo la forza di rimbalzo della gravità, che oltre a radicarci nella terra ci innalza verso l’alto, verso il cielo.
Come leggiamo nel bellissimo libro di Vanda Scaravelli “Dalla terra al Cielo”: “lo yoga è una danza piena di mistero e avventura: il corpo fiorisce senza peso”.

Nella colonna vertebrale avviene l’incontro tra il cielo e la terra, tra l’alto e il basso: la gravità fluisce nella colonna vertebrale, nelle articolazioni fra le vertebre si crea uno spazio, un’apertura permettendo al corpo simultaneamente di “radicarsi” verso la terra e di «fiorire» verso il cielo. Siamo attratti a terra dalla gravità e ciò è fonte di radicamento e stabilità dai piedi al bacino, mentre dalla vita in su il corpo è libero di estendersi ed espandersi liberamente e lievemente, verso il cielo, come i fiori, i fili d’erba e gli alberi. Diventare consapevoli, sia del radicamento sia dell’espansione e dell’allungamento, ci avvicina ad un ascolto più profondo, raffinato e giocoso di praticare, ricco di scoperte e realizzazioni in noi stessi.
E allora, grazie all’ascolto qualcosa di inaspettato e al contempo semplice può aver luogo. È il risveglio dell’intelligenza del corpo, che con la pratica gentile impariamo ad esprimere. In questo modo tutto il corpo si risveglia, divenendo flessuoso, ricettivo, integro, unito.

Si tratta di un risveglio corporeo non fine a se stesso, in conformità al ruolo che il corpo fisico riveste nelle scritture classiche, in quanto veicolo e strumento donatoci per fare esperienza dell’assoluto e dell’unione con tutto l’Universo. Il corpo ci riconcilia con il fluire della gioia con la vita e, quindi, con qualcosa di grande e di vasto.

L’intelligenza del corpo si esprime attraverso il respiro, il respiro ci insegna ad accogliere quel che ci fa bene e a lasciar andare quel che è bene lasciar andare, in questo momento, in questo respiro, in questa vita.
Concludo citando ancora Vanda Scaravelli: “Lo yoga ci aiuta a proteggere il nostro corpo e a tenerlo in forma, esso è un dono straordinario, che ci è stato dato per permetterci di vivere bene”.